Se molto si parla dell’uso della musica a fini terapeutici, meno diffuso è il discorso attorno alla danza, arte con fini terapeutici anche se i due argomenti appaiono comunque strettamente correlati. Per danza-terapia si intende una disciplina la quale, senza puntare ad obiettivi agonistici, mira alla promozione dell’integrazione fisica, emotiva e relazionale dell’essere umano, e dunque al raggiungimento di un’espressione completa della persona considerata come unità di corpo ed anima. Mediante la danza si possono ampliare le proprie capacità percettive, allentando le tensioni psicofisiche che nel mondo moderno sono sempre più pressanti. Il ballerino si con-figura in relazione allo spazio, tramite il gesto attinge alla propria spiri-tualità. La danza-terapia è anche integrazione e condivisione di un per-corso insieme agli altri, visto che sovente viene praticata in gruppo. Coloro i quali hanno difficoltà a comunicare verbalmente possono trovare in questa disciplina una maniera più diretta d’espressione, esternando sentimenti altrimenti repressi. La dottoressa Anna Gasco, medico psichiatra appassionata di arte e spettacolo, da circa venti anni è impegnata nel campo della danza-terapia presso la As1 I di Torino e presso varie associazioni di volontariato. Dove si pratica e quali sono le principali indicazioni terapeutiche? La danza-terapia è diffusa specialmente in ambito psichiatrico, sia sul ter-ritorio, all’interno dei centri diurni, sia negli ospedali. Inizia ad essere applicata anche in neurologia (per il Parkinson e la demenza), in oncologia, in fisiatria e nei disturbi psicosomatici. Inoltre viene praticata nelle comunità per il recupero dei soggetti con doppia diagnosi (disturbi da tossicodi-pendenza associati a patologie psichiatriche). Molto importante è infine il suo ruolo pedagogico e dunque la sua applicazione nelle scuole. Qual è il percorso formativo del terapeuta? Pensa che nel nostro paese la danza-terapia sia sufficientemente valorizzata? In Italia, allo stato attuale, non esiste una regolamentazione in materia, né un albo dei terapeuti. Si comprende dunque come il percorso formativo passi necessariamente attraverso scuole e corsi di carattere privato, comunque numerosi nel nostro paese. Diversa è stata la mia esperienza personale, basata in gran parte sull’unione delle competenze acquisite in ambito psichiatrico con la pratica maturata nel campo della danza.